Guida per cittadini alla transizione energetica ed ecologica

Abbiamo realizzato una guida ispirata a quella dell’ANCI Emilia-Romagna (“Energia: dieci consigli per cambiare strada”, guida di ANCI Emilia-Romagna, anno 2020), la quale è qui ampliata ed aggiornata. Si tratta di un decalogo di azioni virtuose rivolto a tutte le persone come guida nelle azioni quotidiane per migliorare il proprio impatto ambientale, per ridurre i propri consumi energetici e dunque risparmiare sulle bollette, nonché per migliorare la qualità della vita nostra e degli altri.

I consigli verranno pubblicati settimanalmente, ma partiamo dalle premesse:

ECOSOSTENIBILITÀ E OBIETTIVI AMBIENTALI

Il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto la tassonomia delle attività economiche ecocompatibili, che consiste in una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea. Questo documento definisce tanti argomenti che sono centrali per questa sintetica guida. Ecco un estratto dal regolamento:

Un’attività economica/azione è considerata ecosostenibile se:

  1. contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più degli obiettivi ambientali;
  2. non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali (principio DNSH, Do No Significant Harm).

Gli obiettivi ambientali previsti dal regolamento sono:

  1. la mitigazione dei cambiamenti climatici;
  2. l’adattamento ai cambiamenti climatici;
  3. l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
  4. la transizione verso un’economia circolare;
  5. la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
  6. la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

ECONOMIA CIRCOLARE

È un sistema economico in cui il valore di prodotti, materiali e altre risorse è mantenuto il più a lungo possibile, migliorandone l’uso, la produzione ed il consumo, al fine di minimizzare l’impatto ambientale e la produzione di rifiuti e sostanze pericolose.

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation (punto di riferimento internazionale) l’economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.”

L’economia circolare è dunque un sistema pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi, e dove i rifiuti diventano risorse.

Tornando al Regolamento UE 2020/852, ogni azione/attività economica contribuisce alla transizione verso un’economia circolare se:

  1. utilizza in modo più efficiente le risorse naturali, compresi i materiali a base biologica di origine sostenibile e altre materie prime, nella produzione, anche con la riduzione dell’uso di materie prime primarie, con l’aumento dell’uso di sottoprodotti e materie prime secondarie, con misure di efficienza energetica;
  2. aumenta la durabilità, la riparabilità, la possibilità di miglioramento o della riutilizzabilità dei prodotti, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;
  3. aumenta la riciclabilità dei prodotti, compresa la riciclabilità dei singoli materiali contenuti, anche sostituendo o riducendo l’impiego di prodotti e materiali non riciclabili, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;
  4. riduce in misura sostanziale il contenuto di sostanze pericolose nei prodotti, nei materiali e per tutto il ciclo di vita, anche sostituendole con alternative più sicure e assicurando la tracciabilità dei prodotti;
  5. prolunga l’uso dei prodotti, anche attraverso il riutilizzo, la progettazione per la longevità, il cambio di destinazione, lo smontaggio, la rifabbricazione, la possibilità di miglioramento e la riparazione, e la condivisione dei prodotti;
  6. aumenta l’uso di materie prime secondarie e il miglioramento della loro qualità, anche attraverso un riciclaggio di alta qualità dei rifiuti;
  7. previene o riduce la produzione di rifiuti;
  8. aumenta la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti;
  9. potenzia le infrastrutture di gestione dei rifiuti necessarie per la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, così che i rifiuti siano riciclati nella produzione come apporto di materie prime secondarie, evitando così il downcycling;
  10. riduce al minimo l’incenerimento dei rifiuti e lo smaltimento in discarica o processi simili;
  11. evita e riduce la dispersione di rifiuti.

EMERGENZA CLIMA

L’emergenza climatica è evidente e sempre più pressante; le temperature medie sono aumentate in modo irreversibile, con conseguenze sui fenomeni metereologici, problemi di disponibilità di acqua, alterazioni nelle attività umane (ad esempio nelle colture agricole, isole di calore urbane, emergenze per carenza d’acqua e per bombe d’acqua e così via).

Servono strategie con una visione globale, ma questo non può essere un alibi per omettere le azioni individuali che ognuno di noi può e deve fare.

Ormai non si parla solo di azioni che contrastino il cambiamento climatico, ma anche di azioni di adattamento (resilienza) ad un clima ormai in fase di trasformazione sulla quale non c’è controllo. Si parla di:

  • mitigazione dei cambiamenti climatici, ovvero il processo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto di 2°C e successivamente ridurre al limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito dall’accordo di Parigi; ciò nell’immediato si traduce nel ridurre drasticamente le emissioni di gas serra;
  • adattamento ai cambiamenti climatici, ovvero il processo di adeguamento delle attività umane ai cambiamenti climatici (attuali e prevedibili) e ai loro effetti.

L’uomo deve radicalmente modificare i modelli sociali ed economici, ed anche modificare le azioni quotidiane, le abitudini; dunque deve cambiare la mentalità.

È una grande sfida, ma anche una grande opportunità per modificare i nostri modelli di sviluppo eliminandone i difetti. I modelli di sviluppo fondati sul consumo sempre crescente sono quelli che causano il cambiamento climatico, e sono sostanzialmente gli stessi che portano a forti squilibri, alla crisi economica (con accentuazione degli squilibri sociali), crisi energetica (con guerre e tensioni internazionali per gli accaparramenti di risorse ed energie).

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

È un problema che riguarda le future generazioni.FALSO! Stiamo vivendo un processo di cambiamento climatico causato dalle attività umane ed ormai fuori dal nostro controllo (se non a lungo termine). Siamo in ritardo, ogni azione è urgentissima.
Non sappiamo se è davvero colpa dell’uomo.  FALSO! un modello di sviluppo basato sulla crescita di consumo di energia e risorse è la causa di squilibri ambientali e inquinamento climalterante.
Io non posso farci molto.FALSO! Ogni azione, anche piccola, è fondamentale e indispensabile; non cerchiamo degli alibi.

ENERGIA E TRANSIZIONE ENERGETICA

Energia ed economia sono collegate in modo indissolubile e permanente, a costituire un modello economico basato sul consumo; significa che per fare crescere l’economia occorre sempre più energia. Più persone si fanno entrare in questo modello, più energia e risorse saranno necessarie per sostenerlo.

I combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) sono stati la leva di questo modello economico di sviluppo: abbiamo attinto dal sottosuolo una quantità immensa di energia che ci ha consentito una continua crescita.

Questa continua crescita economica ha generato un costo ambientale via via crescente ed oggi (anzi già da un po’ di tempo) è arrivato il conto: tutte queste risorse che erano stoccate nel sottosuolo ora sono state trasformate in sostanze climalteranti e liberate nella biosfera e in atmosfera. Ecco il conto: la crescita economica (che a dirla tutta è ascrivibile solo ad alcuni paesi “sviluppati”) ha modificato la composizione dell’atmosfera terrestre e provoca il riscaldamento globale avviando un processo che sta rendendo il pianeta inabitabile per l’uomo ed altre specie viventi.

È necessario modificare profondamente il modello economico. Non si tratta semplicemente di tornare indietro, ma di cambiare proprio paradigma passando ad un modello di sviluppo che ponga come primo obiettivo l’equilibrio tra uomo e ambiente e solo a seguire altri obiettivi, tra i quali l’approvvigionamento di energia e il suo utilizzo: dobbiamo vivere consumando molta meno energia e producendoda fonte rinnovabile quella poca energia necessaria. Infine si dovrà trovare il modo per catturare le sostanze inquinanti che abbiamo incautamente liberato e rimetterle nel sottosuolo.

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

Basta sostituire petrolio, carbone e gas con le rinnovabili.  FALSO! La transizione verso fonti rinnovabili è giusta, ma non sufficiente. Si deve ridurre drasticamente il consumo energetico.
L’importante è far girare l’economia, il sistema troverà nuovi equilibri con nuove forme di energia.FALSO! Si deve cambiare l’economia, questo modelli a crescita continua non è ulteriormente sostenibile perché le risorse energetiche, come pure aria e acqua, non sono infinite.
Usare meno energia significa tornare indietro.FALSO! Il cambiamento va verso un mondo più sano, equo e sicuro; e questo è un miglioramento. Oltretutto essere meno energivori è una opzione indispensabile ed improcrastinabile.

CONSAPEVOLEZZA E AZIONE

Di primo acchito si potrebbe pensare che in generale di fronte a grandi problemi le azioni dei singoli non possano avere risultati significativi. Ciò è vero se le azioni non sono efficaci, ovvero non sono corrette rispetto al problema da affrontare. Viceversa se l’azione è corretta ed efficace per affrontare il grande problema, essa darà un piccolo contributo, che però diventerà significativo se sommato agli altri contributi piccoli e grandi.

Finora di fronte ai problemi emergenti (siano ambientali o sociali) si è sprecato tantissimo tempo ed energie facendo poco e male, con risultati scarsi e talvolta anche peggiorativi. Il nostro modello sociale-economico riesce spesso a generare soluzioni false, il cosiddetto green-washing, ovvero soluzioni che dovrebbero ridurre emissioni e consumi, ma che invece non lo fanno, o lo fanno in modo insignificante, o addirittura hanno effetto opposto.

Perciò è importante per ogni individuo capire i problemi, capire come agire efficacemente, senza sprecare tempo, risorse ed energie, con azioni che portino benefici a noi, alla società, ma anche all’intero ecosistema, imprescindibile per la nostra sopravvivenza.

Al motto “consapevolezza e azione” forse si potrebbe aggiungere “azione collettiva” intesa sia come partecipazione, sia come condivisione.

La partecipazione è un segno di senso civico e di democrazia, rafforza la coesione sociale, l’inclusione, contrasta la povertà e il degrado sociale.

La condivisione è un termine che troviamo anche tra i principi dell’economia circolare: lo sharing economy, ovvero la condivisione di beni e servizi (car-sharing, bike-sharing, internet, attrezzature…). È un approccio vincente e sinonimo di efficienza quando si parla ad esempio di riscaldamento (teleriscaldamento, impianti centralizzati), di energia elettrica (CER AUC).

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

Le nostre azioni non contano niente.FALSO! Se capisco bene come agire le mie azioni contano.
Non vogliamo rinunciare a niente, semmai avere di più.FALSO! Molto spesso, quelle che sembrano rinunce diventano vantaggi (per chi è curioso suggeriamo di cercare il paradosso di Easterlin, o paradosso della felicità).
Per fare qualcosa di significativo bisogna avere risorse.FALSO! Tutti possono fare qualcosa di significativo e vantaggioso per sè e per gli altri.